30 anni di vita politica in Italia
Ricapitoliamo. Quando cominciai a pormi domande sui governi in Italia, c'erano Fanfani, Andreotti e Moro; non li votai mai. Poi arrivarono Rumor, Forlani, De Mita; non li votai mai. A quel tempo promettevo a me stesso che non sarei morto democristiano, la mia generazione avrebbe debellato la DC.
Tra i socialisti imperversava Craxi, che aveva saputo come diventare l'ago della bilancia; non lo votai mai.
Io votavo Berlinguer, che continuai a votare anche dopo che Berlinguer era morto.
Arrivò un disinvolto imprenditore dalle amicizie dubbie, protetto da Craxi, tale Berlusconi, il quale decise di scendere in campo per – diceva - "arginare i comunisti", senza considerare che i comunisti si erano già arginati da soli, cambiando addirittura nome.
Ben presto, tutti quelli senza fette di salame davanti agli occhi, si accorsero che Berlusconi non voleva salvare la Patria, ma le sue aziende; dopo avere mandato "in vacca" la cultura con le televisioni, cercò di mandare "in vacca" anche l'Italia intera, riuscendoci in buona parte, come debito pubblico e spread mostrarono.
Sdoganò i neofascisti di Almirante, che nel frattempo erano diventati di Fini, diede dignità di statista (statista!) a un cialtrone di nome Bossi, che in un paese normale, e con una moglie saggia, non avrebbe amministrato neppure casa sua.
Nel frattempo, il PCI (con nome diverso) e la DC (con nome diverso) avevano realizzato il compromesso storico (con nome diverso), progetto chimerico di Berlinguer e Moro: si chiamò "Ulivo" e poi divenne PD. Io, imperterrito, continuai a votare Berlinguer, morto da oltre un decennio. Nel nome di Berlinguer il mio voto andò al famigerato PD, visto che Bertinotti e Cossutta non mi sembravano eredi del grande politico sardo.
Frattanto le cose in Italia andavano di male in peggio, anche se rimaniamo un Paese benestante e stupido; piano piano il secondo aggettivo sta superando il primo.
Per un bel po' si contrapposero due blocchi: una sinistra che ha poco o nulla di sinistra ma rispecchia la vecchia DC, contrapposta a una destra, in cui Berlusconi è stato abbandonato (giustamente) persino dai suoi tifosi degli esordi; Fini (che tra tutti era il più in gamba) è stato defenestrato; Bossi, è visibilmente rimbambito (lo era anche prima, ma adesso è palese), l'hanno sostituito con Salvini. Quest’ultimo è così stupidamente ambiguo e inaffidabile che è riuscito a fare rimpiangere Bossi, travasando valanghe di voti alla nipotina di Almirante, Giorgia Meloni, la quale vale più di Berlusconi (come politico non è un fulmine) e di Salvini (non c’è confronto).
In questo contesto sono nati e prosperati i Grillini. Essi nascono da un gustoso e seguitissimo blog di Beppe Grillo, il quale, smessi i panni del comico (in cui, va riconosciuto, era bravo) e, visto che sfottere sanguinosamente i socialisti, ripagava in termini di successo, iniziò a “vaffanculeggiare” non solo i socialisti (esiliato e poi morto Craxi erano scomparsi anche loro), ma tutto l'arco parlamentare, da destra a sinistra. Ebbe seguito e fondò un partito, i 5 Stelle, che non voleva chiamarsi partito, pur essendo e facendo il partito.
A questo punto gli sconquassi si sono sommati agli sconquassi e, come un castigo di Zeus, è arrivata la pandemia. Grillo ha stravinto le elezioni del 2018, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che gli italiani votano con la pancia (parte bassa, s’intende) e non con la testa. Toccava ai 5S governare, così si sono inventati un premier sconosciuto e hanno provato ad allearsi con Salvini.
Quest'ultimo, già incapace di suo, si è pure ubriacato e in quattro e quattr’otto ha sfasciato il governicchio.
La ex DC, più nota come PD, è subentrata alla Lega e ha fatto un altro governicchio con i grillini. Non si sa come avrebbero amministrato l'Italia in condizioni normali, perché il Covid-19 ha sparigliato le carte. Il premier sconosciuto ha fatto del suo meglio per pilotare l'Italia tra i marosi della pandemia e, a parere di molti, ci è riuscito bene. Anch’io la penso così.
I giochi politici (la DC non cambia mai) hanno fatto saltare il banco ancora una volta e, come salvatore della Patria, è arrivato Draghi. Il prestigioso banchiere ha fatto esattamente quello che stava facendo Conte con PD e grillini; ha confermato larga parte dell’organico del predecessore e ne ha ricalcato le azioni; in più ha imbarcato sulla nave un Salvini in paurosa emorragia di voti e un Berlusconi, sempre più concentrato a spupazzare senilmente belle donne. Così è partito un altro governicchio, che non poteva essere chiamato in tal modo solo per il prestigio che aveva il Professor Draghi.
E la Meloni? Ha investito il tempo che gli alleati e gli avversari utilizzavano in governicchi, facendo il pieno di voti degli scontenti, in più rastrellando i consensi della destra, di coloro che hanno capito di non potere avere fiducia né in un incapace (Salvini) né in un puttaniere ottuagenario.
Il resto è cronaca delle ultime ore. La figlioccia di Benito e Almirante, irresponsabilmente spalleggiata dallo scemo e dal puttaniere, ha approfittato del suicidio dei grillini e, tutti insieme, hanno fatto saltare il banco.
Si andrà a elezioni tra due mesetti.
Scopro leggendo su Facebook, che ci sono tre correnti di pensiero.
1) Coloro che accusano di ogni misfatto i grillini, la DC, il PD, Draghi, Speranza, Arcuri, Conte (inteso come allenatore), Conte (inteso come politico), Bergoglio, Di Maio, Letta, Trump, Putin, Biden, Andreotti, Riina, Zingaretti, Calenda e Renzi. Questi signori non si sa bene per chi voteranno, ma giurano che mai voteranno a destra. Dimenticano che ogni voto sprecato è un voto dato alla destra.
2) Coloro che sogghignano e voteranno certamente la Meloni, ma non dicendolo apertamente per non essere accusati di fascismo. Esplicitamente però negano che la loro beniamina si ispiri a Mussolini: dicono sia una farneticazione della sinistra, quella sì, ispirata da Stalin, Lenin e Mao. Chissà perché tra Fratelli d’Italia, sorelle, cognati, zii e nipoti vi siano gli squadristi di Casa Pound e Forza Nuova.
3) Ultima scuola di pensiero: io. Continuerò a votare Berlinguer, cioè darò il mio sì, più che la mia fiducia, alla vecchia DC (che ora si chiama PD), nella fondata convinzione che ogni altro voto sia un premio a Meloni, Salvini e al vecchio arrapato (dice lui) Silvio. Perché alla mia non più verde età ho cambiato progetto di vita: da “non voglio morire democristiano” a “voglio morire ALMENO democristiano”.
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