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Il trionfo sul passo del Sempione

La corriera riprese la marcia in salita, mentre fuori la tormenta faceva vibrare il grosso veicolo.
Noi si guardava ansiosamente la strada, speranzosi di vedere il gregario in fuga. Quando mancava poco più di un chilometro al passo, proprio in corrispondenza a una fermata del postale, scorgemmo Fabio sdraiato supino su un prato, al ciglio della strada.
Ci fiondammo da lui, sfidando il vento implacabile.
Era esausto e disidratato. Chiese subito da bere; gli porgemmo una borraccia che lui drenò in un attimo. Il padre lo sollecitò a salire sulla corriera. Fabio lo fulminò come se gli avesse proposto il più efferato delitto.
«Mai!» esclamò.
Mentre l’autista del postale ci ingiungeva di salire oppure scaricare le bici, Fabio inforcò eroicamente la sua e affrontò di petto le intemperie.
Noi ci rifugiammo mesti in corriera; in pochi minuti fummo in vetta tra raffiche di vento violente.
Scaricate le bici, il cuore paterno di Carlo gli ingiunse di correre incontro al figlio. A malincuore sentii che era mio dovere seguirlo.
Dopo poche centinaia di metri, percorsi con difficoltà a mantenere l’equilibrio in sella, incrociammo Fabio, con il viso trasfigurato dallo sforzo estremo. Aveva il piglio di Coppi sullo Stelvio (un uomo solo al comando!) e lo sguardo di Napoleone trionfante sul nemico in fuga; dava le ultime pedalate con violenza, come calci vendicatori al vento e all’asfalto del Sempione. Arrivò in cima come un trionfatore, scortato da Carlo commosso e da me arrancante.
[…]
Quanti bei ricordi!
Ma quelli più vivi di quell’impresa sono legati a Fabio.
Rivedo la sua figura snella e atletica che inanella giri su giri nelle rotonde di Francia aspettando pazientemente i “vecchi”. E sempre rivedo il suo sguardo fiero nel trionfare sul Sempione spazzato dalle spaventose raffiche di aria gelida.
Grande Fabio!

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