L’ospitalità indiana
In un paesino di quattro baracche decidiamo di cercare bottiglie d'acqua. Davanti a una botteguccia ci sono degli uomini che giocano a carte. Parlo con quello che sembra il padrone e gli dico cosa voglio. Annuisce dà un ordine secco a un ragazzino, il quale sparisce nella catapecchia che funge da negozio e poco dopo ricompare con le due bottiglie d'acqua che avevo chiesto. Sono anche belle fresche. Benissimo! Domando il prezzo e, con nostra sorpresa, il signore indiano mi sorride e dice che vuole regalarmele. Stupefacente!
Su questo episodio rifletto e mi rendo conto che l'India che ho visto fin ora è povera, sicuramente trasandata e sporchissima, secondo i parametri occidentali, ma non è in miseria. Nei loro mercati le bancarelle sono colme di cibi, i negozi hanno merce antiquata ma abbondante. Sono arretrati, ma a modo loro godono di una certa disponibilità, ovviamente lontana - ripeto - dai parametri occidentali. Il dono delle bottiglie testimonia un grande senso dell’ospitalità, ma anche – evidentemente – la possibilità materiale di essere generosi.