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Le ostie di Papa Bergoglio

11 marzo 2020

La notizia del giorno è che Jorge Mario Bergoglio, in arte Papa Francesco, ha commesso un atto di ribellione (consapevole? mah!?) contro le disposizioni del Governo Italiano, invitando i propri sacerdoti a recare ostie per il sacramento della Comunione ai fedeli che lo richiedessero, stante il divieto di celebrare messe. Divieto, sia chiaro, accolto di buon grado e con spirito collaborativo dalle autorità cattoliche.
Il Pontefice si è forse dimenticato che le Autorità italiane proibiscono di andare in giro per l’altissimo rischio di contagio? Possibile che abbia ignorato come un prete, a spasso per città, paesi e campagne, a contatto con fedeli anelanti a comunicarsi, potrebbe essere un formidabile veicolo di virus?
Papa Bergoglio ha una curiosa peculiarità: assomma estimatori e detrattori più o meno in ugual misura tra credenti, anticlericali, fedeli di altre confessioni, anti vaticanisti, persino atei e agnostici. C’è chi ne parla bene, addirittura benissimo (qualcuno lo considera in odore di marxismo!) e chi lo critica aspramente; ognuno di loro può appartenere indifferentemente a qualsiasi pensiero religioso oppure anti religioso.
Stranissimo, no?
Ciò mi spinge a una carrellata sui papi del passato, partendo da quello che ho conosciuto nei miei anni giovanili: Giovanni XXIII, il papa buono, quello dell’”andate a casa dai vostri bambini, date una carezza e dite: ‘questa è la carezza del Papa!’”.
Giovanni XXIII era benvoluto pressoché da tutti, credenti e non, persone pro Chiesa e persone contro. Un caso unico.
Il suo successore, Paolo VI, era in odore di omosessualità, le cronache segretissime narravano di un suo rapporto amoroso con un noto attore di nome Paolo. In suo onore il Papa avrebbe assunto il proprio appellativo di pontefice. Come si fa ad essere pro o contro di lui? Meglio sospendere il giudizio per non incorrere in accuse di omofobia.
A Paolo VI seguì Giovanni Paolo I, il povero papa Luciani che regnò sulla cattedra di Pietro solo trentatré giorni, poi tolse il disturbo. C’è chi dice che fu un infarto e altri che insinuano una cortese velocizzazione del suo ritorno al Padre, procacciata dall’avere lui messo le mani in qualche nido di vipere che doveva rimanere segreto. Di Giovanni Paolo I, non si può dire se sarebbe piaciuto o no e a chi. Troppo corto il suo magistero.
Il successivo Giovanni Paolo II, il papa polacco, separò nettamente i giudizi: idolatrato dai credenti, avversato e odiatissimo dagli altri, che gli rimproveravano persino imbarazzanti contiguità con i dittatori del suo tempo, Pinochet in testa.
Arrivò quindi il papa tedesco, Joseph Aloisius Ratzinger, che assunse il soave nome di Benedetto XVI. Anche lui collezionò un primato: stava antipatico a tutti, credenti e non. Una unità di vedute che non si registrava fin da Giovanni XXIII, però di segno opposto. Una tale antipatia in stereofonia non poteva restare inascoltata: sette anni fa Ratzinger venne dimissionato per vecchiaia e precarie condizioni di salute; infatti, dopo sette anni è ancora lì vivo e vegeto che si gode la meritata pensione.
E arriviamo a Bergoglio, il nostro attuale Pontefice Massimo.
Vedete? Abbiamo tutti i casi possibili in un calcolo combinatorio: il papa apprezzato da tutti, quello odiato dai non credenti e amato dai fedeli, e, infine, quello che stava sulle scatole a ogni categoria, di qui e di là.
Bergoglio è un inspiegabile mix disomogeneo di biasimo e consenso, provenienti a casaccio da fedeli e non, da vaticanisti e mangiapreti, da bigotti e non praticanti, da conservatori e da progressisti. In ognuna di queste categorie si può trovare chi ama il papa argentino e chi lo odia.
Buffo, no?
E poi lui, serafico, ti fa una gaffe come quella delle ostie potenzialmente con il Coronavirus mischiato al corpo di Cristo. Ma pensa te!
Rimane il mistero perché piaccia e non piaccia a destra a manca. C’è un perché?
E se fosse che piace o no, a casaccio, perché è un po’ strambo?

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