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Razzismo e calcio

6 giugno 2021

Infuriano le polemiche sul comportamento degli azzurri in occasione dell'inginocchiamento fatto/non fatto per solidarietà all'antirazzismo.
Vorrei esprimere il mio parere, certo che non sarà né più stupido né più intelligente dei mille che si leggono e sentono in giro.

Una premessa: l'Italia è razzista!
È un dato di fatto, prescinde persino dall'orientamento politico. Cosa vogliamo pretendere da uno Stato che non è mai stato nazione? Fino a un paio di secoli fa l’Italia era un assembramento di staterelli in lotta perenne tra loro. Spesso la sovranità era limitata a un singolo comune in cui gli abitanti consideravano perfidi alieni quelli della città confinante.
Poi Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele e Mazzini crearono (si fa per dire) l’Italia, ma dimenticarono di creare gli italiani.
Da allora nulla è cambiato. A Modena stanno antipatici i bolognesi, cordialmente ricambiati da questi. Ai romagnoli fate un affronto se li chiamate emiliani e viceversa. Roma si ritiene superiore al resto d'Italia e tutti gli italiani non sopportano i romani. E così via.
E non ho menzionato la "benevolenza" che da sempre caratterizza i settentrionali per i "terroni".
Negli anni del dopoguerra li chiamavano invasori, profittatori, lazzaroni, delinquenti. Dicevano che le carceri del nord erano piene esclusivamente di meridionali.
Tutte espressioni che, immutate, riecheggiano oggi verso i migranti. Nulla è cambiato. Neppure il bersaglio, perché ancora adesso i "terroni" rimangono tali, semplicemente il razzismo si è allargato e colpisce anche chi viene dal terzo mondo, senza esentare i meridionali da essere comunque vittime di avversione viscerale.

Però c'è una novità. Questo clima razzista ha contagiato chi fino a ieri (e anche oggi) era bersaglio. È sconvolgente, e sarebbe ridicolo se non fosse tragico, constatare che i meridionali sono tra i primi ad accanirsi contro africani, islamici, sudamericani, in un razzismo di rimbalzo.
Ancora più assurdo è sentire rumeni e albanesi, già in Italia da molto tempo, inveire contro "l'invasione" di neri e arabi. Roba da matti!
Sembra quasi che il virus del razzismo, ancestrale nel Belpaese, aggredisca e contagi chiunque ci abiti.

Una ragione di questa deriva tragica è l'assenza di cultura. Recentemente l'Italia è stata giudicata la nazione più ignorante d'Europa. È spaventoso!
Ma 50 o 100 anni fa eravamo più colti?
Certo che no, ma cultura non è solo conoscere la Storia, l'Italiano o la matematica, cultura è anche ammirare e rispettare chi le conosce.
60 anni fa il maestro Manzi (chissà chi se lo ricorda?) in televisione insegnava a leggere e a scrivere agli analfabeti. "Non è mai troppo tardi" era l'azzeccato titolo della trasmissione. Il buon maestro era ammirato e rispettato da tutti. Oggi verrebbe schernito e considerato ebete; Crozza ne farebbe una macchietta e tutti ne riderebbero, anche quelli - e sono molti - che avrebbero bisogno delle sue lezioni anche ora.

Questa è ignoranza. È la mancanza di rispetto per la cultura, non l'assenza di essa che fa dell'Italia un povero Paese.
In questo terreno il razzismo, che qui è di casa da millenni, prospera e cresce.
In questo contesto vorremmo che i calciatori ci insegnassero l’antizazzismo con una genuflessione simbolica? In un'Italia come questa si discute se sia meglio avere i ragazzi di Mancini tutti in piedi o inginocchiati o mezzo e mezzo? Ma per piacere!

L'Italia rimarrà razzista ancora a lungo. Ci vorranno generazioni per sconfiggere questa piaga e dubito che i miei figli e nipoti faranno in tempo a vedere attecchire il credo nella uguaglianza tra i popoli. Quando quel giorno verrà sarà sconfitta l'ignoranza, progetto che non sembra interessare alcun governo, né di sinistra né di destra (figuriamoci!). Né possiamo contare sulle religioni che fisiologicamente poggiano e prosperano sulla non cultura.

E allora? Continuiamo così. Alla nazionale di calcio chiediamo che faccia goal senza prenderne e non che dia lezioni di antirazzismo a un'Italia che di razzismo è intrisa.

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