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In Cina i diversi siamo noi

Passeggiando in questi vasti spazi affollati di gente, noto che sono pochissimi gli occidentali, quasi una rarità, in un fluire continuo di persone con gli zigomi alti e gli occhi a mandorla. Ci sentiamo dei “diversi”. Devono pensarla così anche i cinesi, perché spesso veniamo fermati da alcuni di essi che ci chiedono di essere ritratti con noi. Ci ritroviamo a sorridere un po’ impacciati a qualche fidanzato munito di macchina fotografica, mentre veniamo presi disinvoltamente sotto braccio dalla sua bella che sorride, mostrando immancabilmente l’indice e il medio nel segno di “vittoria”.
Capita che un papà e una mamma ci rifilino in braccio qualche tenero bambolotto in carne e ossa, inevitabilmente paffutello, con il viso tondo e gli occhi obliqui ad accentuare l’aria smarrita che hanno i lattanti quando si trovano in braccio a sconosciuti. In questa caccia alla foto - chissà perché - Angelo è il più gettonato. Lui sostiene che colpiscono la sua stazza, il pizzetto e i capelli bianchi, come un novello (nonno di) Porthos. Raggiunge l’apoteosi quando tre belle e giovani ragazze lo circondano affettuosamente per farsi immortalare al suo fianco, suscitando i sarcastici e acidi commenti di noi esclusi.

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