In morte di Francesco Brambilla
In morte di Francesco Brambilla
È mancato Francesco Brambilla , papà del caro amico Beppe. Nell'esprimere le mie condoglianze alla moglie Giuliana, alle figlie oltre che a Beppe, voglio ricordare con uno scritto la persona che non c'è più.
Francesco Brambilla, di lui ricorderò sempre la presenza discreta e immancabile insieme alla moglie Giuliana in tutte le occasioni in cui Beppe, il loro figliolo, si esibiva dirigendo il Coro. Per lo più erano concerti di grande impegno o trasferte in Italia e all'estero (lì non mancavano mai), ma sovente l'occasione era più modesta. Non importava. Erano due pensionati e investivano il loro tempo nel modo migliore possibile: assecondare la passione del figlio, godere di musica a loro gradita e fare sentire al loro "ragazzo" che la presenza di due Genitori (la maiuscola non è casuale) non manca neppure quando i figli sono ormai adulti e hanno i capelli bianchi non solo sulle tempie.
Io in quei concerti solevo presentare. Spesso avevo davanti a me la coppia dei signori Brambilla, seduti nelle prime file (ma mai troppo davanti), seri, attenti, compunti, senza eccedere in manifestazioni né di approvazione né di dissenso.
Composti, quasi solenni, nell'assistere lo spettacolo di Beppe e dei suoi cantori.
Un presentatore non dovrebbe mai concentrare lo sguardo su questo o quello spettatore, è un malvezzo che infastidisce la persona bersaglio ed evidenzia l'insicurezza di chi sta parlando. Spesso io con Francesco e Giuliana ci cascavo. La figura ieratica di lui, il viso di istintiva solennità, mi metteva un pizzico di soggezione e temevo il suo giudizio per il figlio, per il Coro, per il presentatore.
Faticavo a distogliere lo sguardo da Francesco e dalla sua compagna; ci riuscivo con sforzo, senza mai beneficiare di un cenno o di un gesto che mi facesse capire come stavamo andando.
Quello per loro era il momento dell'ascolto, non dei giudizi. Questi arrivavano dopo.
Finito lo spettacolo li avvicinavo tra i primi. Il loro parere mi premeva tantissimo.
Li salutavo facendo una gran fatica a dare del tu, anche se ho pochi anni meno di loro.
Chiedevo come era andata e aspettavo il giudizio asciutto che sarebbe arrivato: sintetico, sincero, esaustivo come una sentenza scarna e giusta.
Giuliana mi regalava un sorriso affettuoso. Francesco pronunciava un paio di parole senza fronzoli. "Bravi" oppure "Poco concentrati" o "Mi siete piaciuti". Spesso ce n'era anche per me: "Ti dilunghi troppo. Taglia le presentazioni!"
Eh sì! Era una stagione entusiasmante quando ci si impegnava a cantare e a sentirci tutt'uno tra noi cantori e il pubblico, un tempo che, almeno per me, è inesorabilmente finito.
Adesso Francesco se n'è andato e non sono retorico affermando che se per magia mi ritrovassi a cantare in un concerto importante con il nostro Coro e vedessi la platea orfana del papà di Beppe, sarebbe un'assenza percettibile quanto una stonatura o un accordo disarmonico.
Non mi piace rivolgermi in prima persona a chi è scomparso, lo trovo stucchevole e artefatto, però in questa circostanza trovo giusto farlo.
"Caro Francesco, mi sento di darti del tu senza imbarazzo in questo momento. So che sei stato una grande persona, tutto assorto nel crescere ed educare la tua numerosa famiglia e so che ci sei riuscito benissimo, avendoti conosciuto personalmente e soprattutto attraverso le parole con cui Beppe ti ha sempre descritto.
Ho invidiato in te e in Giuliana la capacità di essere Genitori con la G maiuscola. Sei stato abile e fortunato; sono convinto che nel tuo percorso umano tu abbia raggiunto la meta migliore che la vita ci offre: lasciare una traccia che i tuoi figli possono seguire con orgoglio. Parlando con Beppe pochi giorni fa, quando tu stavi vivendo le ultime ore, gli ho raccomandato di piangerti, ma di essere felice per te, perché replicando con le sue figlie il genitore che sei stato, continuerà a farti vivere.
Riposa in pace, Francesco".
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