Ivonne ascolta l’Alpino fisarmonicista
Ivonne Farconey osservò il giovane che si accingeva a eseguire un brano; ne intuì la concentrazione. Lo vide sganciare la linguetta di pelle che chiudeva il mantice e accennare un accordo di prova, probabilmente per saggiare l’acustica della sala; notò come si tornasse a concentrare.
Gli occhi di lui non guardavano lo sparuto pubblico, ma accarezzavano la tastiera alla destra e la bottoniera alla sinistra. Sembrava che con le dita passeggiasse sui tasti bianchi e neri, provando immaginari accordi, lasciando che pulsanti e dita familiarizzassero, come quando ci si avvicina a un cane sconosciuto e si porgono i polpastrelli al fiuto ispettivo, per essere accettati e poterlo accarezzare.
Ivonne lo vide aprire e richiudere due volte il mantice, mentre lo strumento esalava un leggero sospiro sonoro, come se fosse ansioso di sfoderare musicalità. Osservò il giovane alpino alzare lo sguardo sul pubblico e accennare un timido, pallido sorriso.
La giovane fu colpita dagli straordinari occhi azzurri del ragazzo che si appoggiarono sui suoi per un istante brevissimo, poi tornarono a scorrere sul pubblico silenzioso, fino a rifugiarsi sulla tastiera della fisarmonica. La preparazione era durata pochissimi secondi; Ivonne si sentì elettrizzata e impaziente di ascoltare le prime note, come se il cerimoniale silenzioso e garbato l’avesse ipnotizzata, preparandola a qualcosa di speciale.
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