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Ritratto di Fanny

Fanny di professione faceva la sarta, i contatti erano soprattutto con le donne. Era timida, ma era solita aiutare i fratelli nella conduzione del laboratorio; lì aveva a che fare con i lavoranti e con i clienti. Sapeva trattare con gli uomini, chi la conosceva non si permetteva alcuna confidenza; né se la permetteva chi la incontrava per la prima volta, frenato dal cortese contegno della giovane donna che dava e richiedeva rispetto a chiunque. Non era bella: magra, il viso lungo e ossuto, il naso pronunciato; il suo aspetto e il contegno riservato non attiravano le attenzioni dei vivaci giovanotti che, come Pastun, non perdevano occasione per socializzare con le ragazze.
Non solo non era mai stata fidanzata, ma non aveva mai avu¬to alcuna significativa amicizia maschile nella sua vita. Rifuggi¬va anche da quelle compagne che giudicava troppo disinvolte o addirittura sfrontate nel rapporto con gli uomini e, se le chiac-chiere con le amiche scivolavano in una sfera per lei fastidiosa, si allontanava con discrezione, sembrandole sconveniente la frivo¬lezza di quei discorsi.
Spurlez, ovvero sconcezze, era il termine dialettale con cui bol¬lava quegli argomenti e scialop, sporcaccioni, chi se ne interessava.

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