La scoperta del secolo: Raffaello è stato in India
Nelle grandi città i bambini che si fanno notare sono per lo più mendicanti. Piccoli, sporchi e spesso bellissimi, con una capacità incredibile di commuovere con moine e suppliche. Di una di queste mendicanti ho un ricordo speciale. Era con un gruppo di bambini di cui lei era la più piccola. Avevo notato il suo sguardo e il suo atteggiamento che era sfrontato quando si sentiva protetta del gruppo e si intimidiva quando capiva che l’attenzione era diretta a lei. In quelle occasioni mi impegnavo per scattare delle foto, mirando a quelle espressioni che solo i bambini sanno fare con naturalezza e che trasformano alcune istantanee in veri e propri gioielli. Così feci anche con quella bimba, cercando di coglierla in un momento di spontaneità. Era impegnata a cercare un’elemosina da me e mi stava davanti, agitandosi insieme con gli amichetti che facevano a gara nel tendere la mano e nel supplicare. Improvvisamente la bimba venne distratta da qualcosa che faceva Luciano lì accanto, anche lui circondato da un nugolo di marmocchi. La bimba girò lo sguardo, distraendosi per un attimo da me. Scattai.
Tornato a casa, nel vedere la foto, rividi la scena vissuta quel giorno e contemporaneamente l’immagine di quella bimba e di quello sguardo mi richiamarono alla memoria un’immagine già vista. Ricordai i meravigliosi angioletti dipinti da Raffaello nella Madonna Sistina, uno dei capolavori delle stanze vaticane. Uno in particolare. Rintracciai un’immagine di quel dipinto, isolai l’angioletto e accostai quel viso alla bimba fotografata in India. Sorprendente! I due volti si assomigliano ma, soprattutto, lo sguardo ritratto dal grande pittore rinascimentale è quello della piccola mendicante. Non so quale significato dare a questo accostamento e non so spiegare la grande emozione che mi ha dato e tutt’ora mi dà questa sorprendente similitudine. Ma forse che le gioie di un grande viaggio - e tra esse questa - devono essere spiegate invece che godute?